Repressione IPTV in Italia: multe agli utenti, carcere ai venditori… ma ha davvero senso?

La lotta all’IPTV pirata in Italia sta raggiungendo livelli mai visti prima, ma a pagarne il prezzo non sono solo i gestori delle piattaforme illegali. Lo scorso mese, oltre 2.200 utenti sono stati multati per aver sottoscritto abbonamenti a servizi pirata. E ora, altri 6.000 rischiano grosso.
Al centro dell’ultima operazione c’è Italia TV, una delle IPTV pirata più diffuse in Campania e nel resto d’Europa. Il servizio, attivo fino a dicembre 2024, offriva l’intero pacchetto: calcio in diretta, film, serie TV e contenuti di Netflix, Disney+, Sky e DAZN… tutto a soli 80 euro l’anno.
Un affare? Non più.
Il presunto gestore, Cristian Fidato, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere, mentre il suo collaboratore Anatoliy Perrotta ha ricevuto una pena sospesa di 1 anno e 4 mesi. Le accuse? Pirateria audiovisiva, evasione fiscale, diffusione di materiale pedopornografico e persino coltivazione di cannabis.
Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha sequestrato server, conti bancari (oltre 30, anche con nomi fittizi), wallet cripto e… una stanza per il mining.

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Ma ora nel mirino ci sono gli utenti
Le autorità italiane non si fermano ai fornitori. Le sanzioni amministrative stanno piovendo sugli abbonati. Si parla di multe da 51 a 5.000 euro, con le prime già spedite e – pare – pagate da alcuni destinatari.
Un paradosso? Forse sì.
Perché se Fidato, gestore di un sistema da 850.000 euro di fatturato, ha ricevuto “solo” 22.000 euro di multa, gli utenti rischiano una sanzione proporzionalmente più alta. In pratica, chi ha guardato può pagare più di chi ha venduto.
Il vero obiettivo: trasformare i pirati in clienti
Dietro questa strategia c’è un piano chiaro: spaventare gli utenti per spingerli verso gli abbonamenti ufficiali. Ma il rischio è alto. Perché se le multe sono percepite come ingiuste, l’effetto potrebbe essere opposto: frustrazione, sfiducia e… ritorno alla pirateria.
I detentori dei diritti – in primis le squadre di calcio e le emittenti – stanno guadagnando tempo, ma non possono contare per sempre sull’intervento dello Stato.
Multare gli utenti è la soluzione?
O è solo un palliativo temporaneo? Reprimere il consumo senza risolvere i problemi strutturali del mercato audiovisivo – prezzi alti, offerte frammentate, servizi di scarsa qualità – rischia di diventare una battaglia persa in partenza.
La verità è che la pirateria non è solo un reato, è una risposta a un bisogno non soddisfatto. Finché il sistema legale non saprà offrire un’alternativa davvero conveniente, accessibile e user-friendly, nessuna multa potrà cambiare le cose.
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